Dai un voto a fermo amministrativo
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Con poca buona volontà di aiutare chi ha avuto un fermo amministrativo sui veicoli- strumento di lavoro, il governo “Renzi” con il “Decreto del Fare” ha affrontato anche i temi delle azioni, intraprese da Equitalia e degli altri Enti, preposti alla riscossione. Cercando di ridimensionare il fermo amministrativo sui mezzi, destinati alla produzione di reddito, che sia di una ditta o dell’artigiano. In questo caso parliamo d’auto o dei veicoli commerciali, che sono usati per lavoro autonomo o di impresa.
Il testo del decreto ufficiale, riferito all’articolo 52, comma 1, lettera m-bis, recita:
La procedura di futura o immediata iscrizione del fermo di beni mobili registrati è avviata dall’Agente della riscossione con la notifica al debitore o ai coobbligati, iscritti nei pubblici registri, con una comunicazione preventiva contenente l’avviso, che in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di trenta giorni, sarà eseguito il fermo sul bene o beni immobili, intestati al debitore, senza necessità di ulteriore comunicazione.

Fermo, che si perfezionerà mediante iscrizione del provvedimento nei registri P.R.A. Questo salvo, che il debitore o i coobbligati, nel predetto termine dimostrino all’Agente della riscossione, che il bene mobile o beni mobili individuati siano veicoli strumentali all’attività di impresa o della professione.
Ma perché questo avvenga non basta una dichiarazione o un colloquio. E’ necessario poter dimostrare carte contabili alla mano, che i veicoli sono reali strumenti della propria attività lavorativa.
Sembra tutto facile! Come spesso è successo nelle varie normative, nate in questi ultimi anni per cercare di ridimensionare i poteri degli Enti riscossori. I buoni propositi sembrano reali e concreti, ma di fatto e nella realtà burocratica non è mai così: non  risulta chiaro, infatti, come il proprietario del mezzo possa ricorrere e  dimostrare quanto reddito ha prodotto il veicolo; ne quale documentazione deve fornire e quanto tempo ha a disposizione per farlo.

La documentazione da produrre consiste in: fattura di acquisto del veicolo, debitamente scaricata in contabilità, carta carburanti, pagamenti autostradali, indicazioni con fattura delle reali azioni lavorative, che quel veicolo ha eseguito e di reddito prodotto, fatture dei taglianti o riparazioni. Pensando con logica, che l’Ente poi si avvalga di un suo metodo di controllo per verificare tramite Organi di Polizia Tributaria, quanto lo stesso ha prodotto. I tempi di risposta e di una sperata revoca del provvedimento di fermo diventano, di conseguenza, lunghi. Non tenendo conto, che la discussione documentale o legale tra le parti non sospende il provvedimento e ci si trova con il fermo sul veicolo ancora prima di avere depositato la documentazione atta a dimostrare, che quel veicolo é reale strumento di lavoro.
Con una volontà di aiutare il creditore a rientrare del suo debito si pensa, che sarebbe stato meglio creare un meccanismo “sospensivo” automatico, che permetta all’interessato di svolgere la sua attività lavorativa con quel suo veicolo, concordando in tempi brevi altre soluzioni alternative con gli enti creditori o, perlomeno, indicare chiaramente per iscritto quale è la documentazione da produrre.

Va rilevato anche, che questa forma di sospensione di provvedimento di fermo sui veicoli- strumento di lavoro, è utile e praticabile, perlopiù, per le ditte medio- grandi, dove i mezzi di lavoro hanno un proprio ruolo lavorativo dal momento di fatturazione di acquisto.
Per i piccoli e medi artigiani diventa difficile produrre una chiara e dettagliata documentazione, che quel veicolo è da sempre strumento della propria attività. Questi artigiani spesso cominciano a svolgere le loro piccole attività con mezzi di fortuna, prestati da parenti, comprati a cambiali o pagati a piccole rate. Riparazioni fortunose e improvvisate. Questo impedisce loro di avere una chiara tracciabilità sui valori di acquisto e di quanto e dove gli stessi sono serviti per la loro attività. Anche se nella realtà, questi veicoli sono gli unici e reali mezzi, che hanno per recarsi a svolgere il loro lavoro, spesso fatto di poche ore lavorative.
Questo si tramuta in sicuro fermo amministrativo per il veicolo del piccolo e medio artigiano. E ancora una volta le ditte medio- grandi se la cavano, potendo contare su un cartaceo di gestione dei propri mezzi più organizzato. Il problema è, che il 50% del lavoro in Italia è svolto da artigiani. Li mettiamo tutti a piedi?

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